Tyler c’era
da un pezzo prima che ci conoscessimo.
Tyler
pescava pezzi di legno dalla risacca e li trascinava sulla spiaggia. Nella
spiaggia bagnata aveva già piantato un semicerchio di pali a pochi centimetri
l’uno dall’altro, alti da arrivargli agli occhi. C’erano quattro ceppi e quando
mi sono svegliato mi sono messo a guardare Tyler che ne trascinava su per la
spiaggia un quinto. Tyler ha scavato una buca a un’estremità del palo, poi ha
sollevato l’altra estremità fino a farlo scivolare dentro la buca in modo che
rimanesse eretto, un po’ sbilenco.
Ti svegli in
spiaggia.
C’eravamo
solo noi in spiaggia.
Con un legno
Tyler ha segnato una linea dritta nella sabbia lunga qualche metro. Tyler è
ritornato a raddrizzare il palo pestando sabbia intorno alla base.
Io ero la
sola persona a guardare l’operazione.
«Sai che ore
sono?» mi ha chiesto Tyler gridando.
Io porto
sempre l’orologio.
«Sai che ore
sono?»
Gli ho
domandato dove.
«Qui» ha
risposto Tyler. «Qui dove siamo.»
Erano le
quattro e sei minuti del pomeriggio.
Dopo un po’
Tyler si è seduto a gambe incrociate all’ombra dei pali eretti. Tyler è rimasto
seduto per qualche minuto, si è alzato ed è andato a fare il bagno. Si è
infilato una maglietta e un paio di calzoni da tuta e si è apprestato ad
andarsene. Ho dovuto chiedergli.
Dovevo
sapere che cosa faceva Tyler mentre io dormivo.
Se potevo
svegliarmi in un posto diverso, in un momento diverso, potevo svegliarmi
diverso io stesso?
Ho chiesto a
Tyler se era un artista.
Tyler si è
stretto nelle spalle e mi ha mostrato come i cinque pali eretti erano più
larghi alla base. Tyler mi ha mostrato la linea che aveva tracciato nella
sabbia e come usava la linea per calibrare l’ombra proiettata da ciascuno.
Certe volte
ti svegli e hai bisogno di chiedere dove sei.
Quello che
Tyler aveva creato era l’ombra di una mano gigante. Ore le dita erano da
Nosferatu, tanto erano lunghe, e il pollice era troppo corto ma lui mi ha
spiegato come alle quattro e mezza in punto la mano era perfetta. L’ombra di
una mano gigante era perfetta per un solo minuto e per un minuto perfetto Tyler
si era seduto nel palmo di una perfezione che lui stesso aveva creato.
Ti svegli e
non sei da nessuna parte.
Un minuto
era abbastanza, ha detto Tyler, c’era da lavorare duro per ottenerlo, ma un
minuto di perfezione valeva la fatica. Un momento era il massimo che ci si
poteva aspettare dalla perfezione.
Ti svegli e
tanto basta.
Si chiamava
Tyler Durden ed era un proiezionista iscritto al sindacato ed era un cameriere
di banchetti all’albergo, giù in centro, e mi ha dato il suo numero di
telefono.
É così che ho conosciuto Tyler.
Nice big cock
RispondiEliminaciò aumenterà a dis-misura le visualizzazioni di questo blog...
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